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Colgo la provocazione per provare a spiegarmi meglio:
Non sono contrario all'anonimato e non mi illudo che sia possibile distinguere a priori chi fa del bene e chi del male, limitando questa possibilità solo ad alcuni. L'esempio migliore di utilizzo positivo secondo me è il caso di Wikileakes.
Però non voglio farmi mancare il sogno di un Paese ideale (scusate l'esagerazione), nel quale lo Stato sono i cittadini, non il nemico da cui difendersi. Gli strumenti di protezione dei dati e dell'identità sono fondamentali contro potenziali hacker, ladri di identità, virus o anche semplicemente contro un'azienda che vuole abusare della rete per fini di marketing (spam). Mentre, sempre nel Paese ideale, le proprie opinioni sono libere, le manifestazioni si possono organizzare direttamente sui giornali e così via. Non ci dovrebbe spaventare l'idea che un'autorità, sulla base di leciti sospetti, abbia uno strumento di intercettazione delle nostre attività, perché ci fidiamo dello Stato.
Ora, ovviamente il mondo reale non è così. In Italia (secondo me) i cittadini sono a dir poco presi in giro da chi dovrebbe tutelarli, quindi la strada è ancora lunga, ma è importante capire bene dove si vuole arrivare. Io credo che Internet, essendo sempre di più parte integrante della nostra vita, debba essere ben riconosciuto e integrato anche nella società, non al di sopra della legge, ma dentro. Ovvio però che se oggi, da qualche parte nel mondo, può essere l'arma per abbattere il moderno "muro di Berlino", ben venga.
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