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Inviato da avatar Stefano Stortone il 06-12-2012 alle 15:57

http://tecnocivismo.dico.unimi.it/infodiscs/getfile/112

Leggendo il solito post quotidiano di Beppe Grillo, ieri sera mi sono imbattutto in una pagina tze-tze (se non ho capito male, una sorta di aggregatore/RSS che pubblica le pagine "taggate" direttamente sul blog di Grillo) in cui si parlava della presenza  in Italia di Michael Slaby (Chief Innovation and Integration Officer at Obama for America, in pratica il media guru di Obama per la sua campagna elettorale e non solo) ... ma principalmente del suo incontro con Gianroberto Casaleggio.

http://www.tzetze.it/2012/12/slaby-il-guru-del-web-di-obama-incontra-casaleggio-scambio-di-idee.html

[update: mentre scrivo, la notizia si è già diffusa]

Interessante notizia, per le tante riflessioni che essa suscita...

Ho partecipato all'incontro con Slaby in Statale e ciò che è emerso è stato l'uso prevaltemente "mobilitativo" della rete da parte dello staff di Obama, grazie anche ad una ficcante strategia di gestione dei Big data. Alquanto noto e ovvio, si dirà, ma ciò che interessa è la risposta vaga alla domanda (posta da Fiorella) in merito alla partecipazione effettiva attraverso la rete:

F) "è possibile guardare all'uso della rete come qualcosa di più della  vendita di un prodotto, seppur buono (il prodotto-Obama, ndr)?",

M) [risposta netta (più o meno)] "certo, ma il mercato è anche customer care...e noi abbiamo attivato molteplici canali di ascolto dei cittadini, si sentono considerati".

Qui una recensione ben dettagliata.

Sono andato via con un po' di amaro in bocca: se è vero che in rete non puoi mentire, che puoi essere solo te stesso e devi possedere dei valori positivi e altamente condivisi; se è vero che la rete permette di scegliere in modo piuttosto consapevole o comunque di far andare avanti le persone migliori, rimane la domanda di fondo: ma la partecipazione intesa come processo deliberativo finalizzato a delle scelte razionali che fine fa? Può essere declinata nella sola "delega azzeccata" ma pur sempre una delega a decidere e agire al posto mio?

Da questo punto di vista, l'incontro con Casaleggio è molto interessante perchè in entrambi i casi l'utilizzo della rete ha permesso di compiere delle piccole rivoluzioni nei rispettivi paesi: l'elezione e la rielezione del primo Presidente afroamericano ed il boom elettorale del MoVimento 5 Stelle nel giro di un solo anno o due. Solo mobilitazione dunque e, nelle migliori delle ipotesi, customemr care?

Spero di no. Credo di no. Non conosco il caso Obama, se non per sentito dire, ma conosco bene quella del M5S che è ricca di contraddizioni (in parte forse causate dal boom stesso inatteso), ma ha anche molti indicatori che mi hanno mostrato la capacità di empowerment della rete e non solo la funzione di "scalda-cuori".

Grillo ha un carisma eccezionale, quello genuino che inevitabilmente suscita odio o amore. O entrambi assieme. Questo è principalmente alla base del peso politico a due cifre del M5S, assieme alla elevata capacità autolesionistica (dal pdv democratico e non certo politico&economico) della classe politica italiana. Il successo è derivato dalla penetrazione virale dei messaggi di Beppe Grillo (e parlo volutamente di "messaggi" e non solo del mittente) o dei commenti ad essi. Ma questo non ha escluso il resto che a noi più interessa.

Beppe Grillo è stato di fatto il detonatore di molteplici nuovi gruppi e aggregazioni civiche su tutto il territorio nazionale. Queste aggregazioni discutono, si scambiano informazioni e opinioni, si organizzano su temi di carattere locale senza mai citare il nome di Beppe Grillo nè di qualunque altro autoctono che gli possa assomigliare. La maggior parte degli attivisti argomenta e non è in grado di lanciare slogan...anche perchè per poterlo fare devi essere un leader (che non ha tempo di argomentare con tutti). Questi gruppi si autorganizzano, sperimentano la democrazia diretta o partecipativa, o comunque tentano di attuare un coinvolgimento diffuso e dal basso. Lo fanno, tenendo un occhio sempre rivolto alla tecnologia e a ciò che essa offre e abilita. Ma cosa offre la tecnologia? Il nodo più grande è proprio questo: cosa offre la rete per supportare questa spinta partecipativa, al di là della mobilitazione che solo i leader sono in grado di sollevare?

Non molto, se pensiamo alla democrazia come un processo con delle regole, dei tempi e un demos certi, e alla rete come un mondo senza confini geografici, temporali, di popolazione e soprattutto senza poteri coercitivi. La rete modifica l'esistente, ma nel frattempo l'esistente usa la rete.

Non è un caso, allora, che in politica la rete è oggi sfruttata solo nel senso ben spiegato da Slaby. Non è (solo) una questione di malafade e abuso. La rete è uno strumento (migliore dei precedenti) di interazione all'interno delle strutture esistenti, ma non è ancora arrivata al punto di modificarle. Di fronte ai meccanismi democratici convenzionali - il voto per eleggere - è dunque naturale lo sviluppo degli strumenti appropriati allo scopo: la comunicazione convergente sul leader. Lo stesso vale per il M5S in misura più moderata: se l'obiettivo è eleggere delegati (siano chiamati onorevoli, cittadini o portavoce), è necessario concentrarsi per la scelta di questi e perchè questi in un modo o nell'altro vengano eletti!

Per fortuna, diremo, per le ragioni a noi note e appena citate. Ma di fronte a questa situazione, l'uso del web per la partecipazione vera - e siamo d'accordo che non è nè consultazione, nè custome caring - può attendere. Ma soprattutto va affiancata ad un processo di riconcettualizzazione degli strumenti e dei processi democratici che esulino dalla netta separazione tra politici e cittadini, ma porti i secondi ad essere anche primi, non (solo) eleggerli. Quindi va costruita. E questa non è tanto una questione di rete, ma di democrazia&istituzioni offline. Anche se la rete ci dà dei preziosi suggerimenti e spunti per immaginarcele.

E Obama e Grillo, allora? Sono da buttare o addirittura una minaccia? Dipende. Se è vero che la rete non solo mobilita ma può anche essere lo strumento per una maggiore organizzazione sociale allargata, è altrettanto vero che gli influence leader continueranno ad esistere (è intrinseco alla inevitabile diversità degli esseri umani e la rete ce lo dimostra). Il ruolo di questi ultimi (e l'uso dellla rete) diventa dunque cruciale per la responsabilità che hanno nell'esercitare la funzione naturale che si trovano a giocare e che può portare a "manipolare" oppure "stimolare" ad una maggiore autonomia e consapevolezza gli influencer.

Che ne pensate?

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